Il primo è il cristianesimo: ecco perchè, nelle parole di don Luigi Giussani. "La cultura occidentale possiede dei valori tali per cui si è imposta come cultura e operativamente, socialmente, a tutto il mondo (…) tutti questi valori la civiltà occidentale li ha ereditati dal cristianesimo: il valore della persona, assolutamente inconcepibile in tutta la letteratura del mondo; (…) il valore del lavoro, che in tutta la cultura mondiale, in quella antica ma anche per Engels e Marx, è concepito come schiavitù, è assimilato a una schiavitù, mentre Cristo definisce il lavoro come attività del Padre, di Dio; il valore della materia, vale a dire l’abolizione del dualismo tra un aspetto nobile e un aspetto ignobile della vita della natura, che non esiste per il cristianesimo; la frase più rivoluzionaria della storia della cultura è quella di San Paolo: "ogni creatura è bene"; il valore del progresso, del tempo come carico di significato, perché il concetto di storia esige l’idea di un disegno intelligente. Questi sono i valori fondamentali della civiltà occidentale, a mio avviso. Non ne ho citato un altro, perché è implicito nel concetto di persona: la libertà" ("Appunti da una conversazione di Luigi Giussani con un gruppo di Comunione e Liberazione, New York, 8 marzo 1986", Tracce-Litterae Communionis, febbraio 2002). La religione cristiana propone una comunità, quella dei credenti, alla quale chiunque, in qualsiasi momento della vita, può aderire per sua scelta, perché decide di credere, e senza per questo perdere precedenti appartenenze. Da 2000 anni per i cristiani la comunità biologica, carnale non è più l’unico destino dell’uomo. Il cristianesimo prevede inoltre per maschi e femmine lo stesso rito di iniziazione alla comunità dei credenti, il sacramento del battesimo: un’eccezione quasi unica rispetto alle tradizioni millenarie di innumerevoli società che a ogni stadio della vita ribadiscono con riti e cerimonie distinte (o con l’assenza di cerimonie per le femmine) il posto diverso assegnato ai due sessi. Di non poca rilevanza per la condizione femminile è anche il valore riconosciuto dal cristianesimo alla donna che non è madre: accada ciò per scelta o involontariamente, per sterilità o per altri motivi. Considerando la sorte tuttora riservata alle donne sterili in numerose società, si capisce l’importanza di una religione che ritiene utile e degna persino l’esistenza di una donna incapace di generare figli per un uomo. Fin dall’inizio le comunità cristiane si sono inoltre distinte per l’impegno a favore dei propri componenti più deboli. Il valore intrinseco e supremo attribuito alla persona dai cristiani si è tradotto subito tangibilmente in tutele e cure maggiori ai malati, agli anziani e in particolare alle vedove e agli orfani; e la disponibilità a collaborare e spartire ha migliorato le condizioni generali di vita. Lo prova il fatto che mediamente i cristiani vivessero più a lungo dei pagani, come dimostrano, ad esempio, i dati ricavati dai monumenti e dalle epigrafi tombali. In più – concezione assolutamente rivoluzionaria – cure e tutele si ritengono dovute non solo ai membri della comunità d’appartenenza: per un cristiano il "prossimo tuo" da rispettare e se necessario da soccorrere è infatti, senza possibilità di eccezioni, ogni persona umana, familiare, affine o estranea che sia. Tra le testimonianze che lo confermano, vi è quella, ad esempio, dell’imperatore romano Giuliano che attribuiva il successo del cristianesimo alla benevolenza mostrata dai suoi fedeli "verso gli estranei e alla loro cura delle tombe dei morti", al loro carattere morale, "anche quando si tratta di una messa in scena", vale a dire – nell’interpretazione dell’imperatore – di un espediente per convincere e convertire. "Io penso – scriveva nel 362 d.C. in una lettera indirizzata a un sacerdote pagano che voleva indurre a promuovere istituti di carità sull’esempio di quelli cristiani – che quando succede che un povero è trascurato e dimenticato dai nostri sacerdoti, gli empi Galilei se ne accorgono e subito accorrono con la loro beneficenza. (…) Gli empi Galilei sostengono non solo i loro poveri ma anche i nostri, mentre chiunque può vedere che da noi la nostra gente non riceve aiuti". (Rodney Stark, Massimo Introvigne, Dio è tornato, Piemme, Casale Monferrato, 2003, capitolo primo) Per finire, benché altro si potrebbe ancora aggiungere, un ulteriore elemento rivoluzionario del messaggio cristiano è il valore attribuito al lavoro che, rendendo le attività produttive degne dell’uomo e l’uomo fiero di svolgerle, allevia per donne e bambini l’onere delle funzioni economiche e rende ingiustificato lo status inferiore assegnato a chi le esegue. Ancora adesso, invece, la piaga dell’ozio dei maschi adulti, che schivano il lavoro e si appellano alle tradizioni per giustificarsi, è una delle cause maggiori di povertà in Africa e in altri continenti. |