Le condizioni di vita dell’umanità differiscono nettamente a seconda che si considerino i paesi industrializzati e quelli convenzionalmente definiti "in via di sviluppo". Un dato per tutti basta a mostrare l’ampiezza del divario: la speranza di vita alla nascita, che è uno dei tre fattori utilizzati dalle Nazioni Unite per elaborare l’Indice di sviluppo umano. Nei primi sfiora ormai gli 80 anni mentre nei secondi può essere addirittura meno della metà. In Africa, per esempio, dopo aver raggiunto i 51 anni all’inizio dello scorso decennio, la speranza di vita alla nascita ha incominciato a diminuire e attualmente è di circa 50 anni, con picchi molto inferiori come la Sierra Leone (34 anni), lo Zambia (33 anni), il Sudan (34 anni). Bisogna tornare indietro di quasi due secoli per trovare analoghi valori in Europa Occidentale e in America Settentrionale. Lo studio comparato della condizione femminile conferma e approfondisce il divario. La situazione economica delle donne nei paesi poveri è spesso ancora peggiore di quella degli uomini. Ma quel che colpisce maggiormente, in quei paesi, sono le differenze sociali tra maschi e femmine: lo stato di assoggettamento, marginalità e dipendenza delle donne, le discriminazioni e le violenze istituzionalizzate che subiscono praticamente senza scampo e che non hanno equivalente nelle società industriali. Da che cosa ha origine una condizione tanto svantaggiata è la domanda alla quale proviamo a rispondere. |