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| inserito il: 13-9-2009 |
| PRESERVATIVI PER FRENARE IL RISCALDAMENTO GLOBALE |
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| di Riccardo Cascioli |
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Per ogni 7 dollari spesi in contraccezione c’è una riduzione di emissioni di anidride carbonica (Co2) di oltre una tonnellata. Un metodo molto più efficiente dell’uso di tecnologie a bassa emissione di carbonio, quali impianti eolici e solari, il cui costo per unità di tonnellata di emissioni risparmiata è di almeno 32 dollari.
Questo è il risultato di una ricerca condotta dal professor Thomas Wire della London School of Economics, commissionata dall’Optimum Population Trust, un’associazione britannica che periodicamente pubblica rapporti per dimostrare che siamo in troppi sulla Terra e che se vogliamo salvare il pianeta è bene cominciare a “tagliare” la presenza umana.
Scontate quindi le conclusioni del rapporto: in vista della Conferenza di Copenhagen che si svolgerà in dicembre e da cui dovrebbe uscire un nuovo trattato sul clima, è meglio investire sul controllo delle nascite che su altre tecnologie. Del resto il titolo del rapporto è al riguardo molto esplicito: “Fewer emitters, lower emissions, less cost” (Meno emettitori, emissioni più basse, costi minori). E se qualcuno avesse ancora dubbi può leggersi il sottotitolo: “Ridurre le future emissioni di carbonio investendo in pianificazione familiare”.
Il calcolo che dimostra la convenienza del controllo delle nascite in materia di lotta al riscaldamento globale si basa – dice il rapporto – sulle cifre fornite dal Fondo dell’ONU per la Popolazione (UNFPA) a proposito di “bisogni insoddisfatti” di contraccettivi da qui al 2050, circa il 3% della popolazione mondiale in età riproduttiva. Il professor Wire calcola quindi in 220 miliardi di dollari il costo complessivo dell’investimento da qui al 2050 per riempire il mondo di preservativi e pillole, equivalente al costo di 1.50 dollari pro capite. Che unito all’analisi dei benefici - in termini di diminuzione della popolazione mondiale - dà il risultato di “6.46 dollari per ogni tonnellata di CO2 di cui si evita l’emissione”. Il tutto, sempre secondo il professor Wire, farebbe risparmiare l’emissione di 34 Gigatonnellate di CO2: per ottenere lo stesso risultato utilizzando tecnologie a bassa emissione di carbonio si calcola invece di spendere quasi 5 volte di più, oltre mille miliardi di dollari.
L’«acuta» analisi del professor Wire indubbiamente ci coglie di sorpresa, perché istintivamente pensavamo che l’effetto della contraccezione fosse opposto. Infatti essa dovrebbe - almeno in teoria - aumentare la frequenza dei rapporti sessuali (liberati dal timore di una possibile gravidanza). Il che, noi ritenevamo, avrebbe come immediate conseguenze un aumento del riscaldamento globale (si sa che certe attività producono calore) e delle emissioni di anidride carbonica (effetto dell’intensificarsi di inspirazione ed espirazione tipica di certi momenti).
Di questi effetti collaterali non troviamo traccia nel rapporto e non sappiamo perciò se siano stati adeguatamente presi in considerazione. Né è stato preso in considerazione - e qui non c'è più ironia - quanto può costare in fatto di emissioni di CO2 la produzione di circa 10 miliardi di preservativi l’anno per i prossimi 40 anni (calcolo fatto sui “bisogni non soddisfatti” secondo l’UNFPA) né le conseguenze per l’ambiente del loro smaltimento. Per non parlare di tutti gli altri contraccettivi necessari, per la cui produzione è comunque necessario un processo industriale (sembra che per gli ecologisti l’unica industria da salvare, anzi da sviluppare, sia quella della contraccezione).
Ma ammesso - e non concesso – che ci sia un problema di clima legato alle emissioni di CO2 di origine antropica (cioè provocata dall’uomo), ciò che è assolutamente inaccettabile è che l’uomo possa essere ridotto soltanto a emettitore di anidride carbonica, così come non può essere ridotto a semplice bocca da sfamare quando si parla di alimentazione né a divoratore di risorse quando si parla di sviluppo.
La realtà ci dice invece che l’uomo, grazie al suo ingegno e creatività, è capace anche di moltiplicare le risorse a disposizione (in misura molto più elevata a quante se ne consumano), di produrre più cibo diminuendo al contempo l’impatto ambientale, di rendere il mondo più pulito migliorando il proprio livello di vita.
In altre parole ciò che il professor Wire, la London School of Economics e l’Optimum Population Trust non riescono a vedere è la semplice realtà di un uomo che non è riducibile a mera animalità, ma che invece porta impresso nel cuore un soprannaturale desiderio ultimo di bene, e la capacità di realizzarlo se a questo viene educato. Ciò che evidentemente non è stato fatto nel caso di Thomas Wire e compagnia.
Il futuro non dipende perciò da quante emissioni di CO2 riusciremo ad evitare, ma dall’educazione alla vera libertà, alla capacità di costruire per il bene comune, che sapremo garantire. E’ questa la sfida più grande che abbiamo davanti, e in questa prospettiva la minaccia più grossa ci viene proprio da questa nuova religione, violenta e totalitaria, che possiamo definire “cambioclimatismo”. |
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