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inserito il: 31-3-2009
ARSENICO HIMALAYANO. L'UOMO NON C'ENTRA
di Cara Ronza

Ogni giorno, 140 milioni di persone nell'Asia del Sud bevono acqua contaminata dall'arsenico. Di queste, secondo i dati della World Health Organization, sono migliaia – in Bangladesh, Cambogia, India, Myanmar e Vietnam – a morire ogni anno di cancro proprio per esposizione cronica all'arsenico.

Negli anni Ottanta alcuni epidemiologi individuarono il delta del Gange-Brahmaputra come zona a grave rischio per gli avvelenamenti da arsenico. Alla scoperta fu immediatamente associato l'incremento nell'utilizzo di acqua estratta da pozzi, così, per un certo periodo, si cercò la causa della contaminazione in loco, scavando il suolo fino a 130 metri dalla superficie.

Poi, una quindicina di anni fa, gli scienziati indicarono con certezza l'origine della contaminazione nella catena dell'Himalaya, che cela ambienti ricchi di arsenico e rilascia sedimenti avvelenati nelle acque dei grandi fiumi alimentati dai suoi ghiacciai: il Mekong, il Gange-Brahmaputra, l'Irawaddi e il Fiume Rosso.

La scoperta era importante, ma il problema non era risolto, perché restava incomprensibile in che modo l'arsenico arrivasse a sciogliersi nell'acqua avvelenandola. Era impossibile che "da solo" potesse passare da uno stato solido (il sedimento) a uno stato liquido. Nel frattempo, però, la gente continuava a morire.

Di fronte a questa tragedia che alcuni esperti non esitano a definire il più grande avvelenamento di massa della storia, nel 2004 un gruppo di ricercatori dell'Università di Stanford guidati dallo scienziato del suolo Scott Fendorf ha iniziato a studiare il caso partendo da un'ipotesi inedita (quella secondo cui lo scioglimento dell'arsenico non avviene nelle più remote profondità del suolo, ma molto vicino alla superficie) e da un approccio fortemente "interdisciplinare". Combinando insieme idrologia, chimica e biologia il team di Fendorf è arrivato alla soluzione del mistero.

"Abbiamo scoperto che l'arsenico fuoriesce dai sedimenti provenienti dall'Himalaya e trasportati dai fiumi ad una profondità di due, massimo tre piedi dalla superficie", spiega Fendorf. "Qui si scioglie nell'acqua e da qui scende fino alla falda acquifera che alimenta i pozzi locali".

In effetti, confermano i ricercatori, l'arsenico non si scioglie da solo. Scorre nei fiumi himalayani intrappolato in particelle di ruggine (ossido di ferro). Quando nei pressi del delta le acque si "inabissano", passando in diversi strati di terreno, anche le particelle di ruggine vanno a finire sottoterra, creando un ambiente anaerobico, senza ossigeno.

Alcuni batteri, che di solito usano l'ossigeno per respirare, in ambiente anaerobico sopravvivono sfruttando anche altri elementi chimici, come il ferro e l'arsenico. Ed è quello che fanno qui, metabolizzandoli e restituendoli in una forma che si dissolve nell'acqua. Sono i batteri, dunque, i responsabili della trasformazione dell'arsenico "solido" in una soluzione solubile in acqua.

È inoltre importante rilevare – come spiegano i ricercatori – che l'arsenico, una volta sciolto, per raggiungere la falda che alimenta i pozzi di acqua potabile e contaminarla ci mette 100 anni. Ciò esclude tra l'altro, se mai qualcuno avesse ancora dubbi, ogni umana responsabilità, perché di sicuro da queste parti un secolo fa si viveva nel modo più "naturale" del mondo, ben lontani da qualsivoglia cenno di sviluppo industriale: nessun essere umano avrebbe potuto inquinare con grandi quantità di arsenico le acque dei fiumi.

Insieme alle loro conclusioni, Fendorf e il suo team hanno suggerito alcune possibili soluzioni, tra cui l'installazione di filtri per fermare l'arsenico, lo scavo di pozzi in zone sicure, l'utilizzo di acqua piovana. Ogni proposta, però, ha i suoi pro e i suoi contro, tra cui anzitutto i costi delle innovazioni che per paesi poveri come quelli del Sud dell'Asia sono sempre troppo alti.

L'importante è non accantonare il problema, cosa che gli scienziati di Stanford sembrano non voler fare: si è appena concluso, lo scorso 27 marzo, a Siem Reap, in Cambogia, il convegno che hanno organizzato sul tema dell'avvelenamento del suolo da arsenico in Asia.