Gentile direttore, sono rimasto esterrefatto nel leggere nell’edizione del 23 febbraio u.s. l’articolo di Terza Pagina “Destinata ad aumentare l’instabilità climatica. Il tempo per intervenire potrebbe essere scaduto” a firma di Maria Maggi. Si tratta di una sintesi perfetta di tutti i luoghi comuni oggi in voga sull’ambiente, ma la cui base scientifica è a dir poco discutibile. Gran parte delle tesi sono già state confutate nei due libri dedicati a “Le bugie degli ambientalisti” (Piemme editore) di cui sono coautore e altri dati li può trovare consultando l’agenzia online SVIPOP (www.svipop.org). Qui sarebbe troppo lungo contestare punto per punto, data l’enorme mole di luoghi comuni accumulati; mi permetto solo qualche breve precisazione: 1. Il rapporto dei climatologi di cui si parla all’inizio dell’articolo, non è affatto un rapporto scientifico: ciò che è stato presentato a Parigi all’inizio di febbraio è semplicemente una brevissima sintesi (21 pagine in tutto, di cui solo 12 effettivamente scritte) per i politici e soprattutto ad uso dei media, tanto per rilanciare l’allarmismo e spingere i governi a certe scelte politiche. Il vero rapporto uscirà alla fine di maggio e sarà comunque tutto da discutere.
2. L’affermazione “i cicloni di tipo tropicale sul Mediterraneo diventeranno sempre più frequenti” legata al ricordo del ciclone Kyrill è scientificamente sensa senso: Kyrill è stato un ciclone extra-tropicale, per nulla raro e tanto meno unico in Europa, che non ha niente a che vedere con i fenomeni tropicali. Per poter diventare “sempre più frequente”, un fenomeno deve prima verificarsi: peccato che in Europa non ci sono “cicloni di tipo tropicale”;
3. Indubbiamente surreale la breve ricostruzione della storia dell’anidride carbonica e delle temperature: secondo la signora Maggi c’è una relazione diretta tra aumento della CO2 e temperature. La CO2 sarebbe così in aumento da 8mila anni, in corrispondenza dell’inizio dell’agricoltura, e così anche le temperature, salvo “occasionali” cali “in corripondenza di epidemie che falciavano parti notevoli di popolazione in Europa e nelle Americhe”. In pratica: sterminio della popolazione uguale ad abbassamento della CO2 e delle temperature. La signora Maggi dovrebbe allora spiegarci come mai tra l’800 e il 1300 c’è stato un riscaldamento globale (chiamato dagli scienziati “optimum medievale”) seguito dalla piccola era glaciale tra il 1400 e il 1750 (quasi 4 secoli sono un calo occasionale?). E come mai, per venire a tempi più recenti, tra il 1940 e il 1970 ci sia stato un abbassamento della temperatura globale (ricorda gli allarmi per la nuova era glaciale che venivano lanciati dai media negli anni ’70?) malgrado l’aumento di concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera. Fortunatamente la relazione stabilita nell’articolo è puramente fantasiosa, altrimenti la logica conseguenza sarebbe la necessità di incentivare epidemie come l’Aids, la malaria e quant’altro per poter salvare il pianeta. Tra l’altro c’è chi sostiene certe tesi agghiaccianti, ma che anche il quotidiano ufficiale della Santa Sede si inserisca fra queste voci – me lo lasci dire - è aberrante.
4. Quanto al Protocollo di Kyoto, la signora Maggi ritiene evidentemente che sia l’unico modo per contenere un aumento della temperatura giudicato comunque “irreversibile”. Il Protocollo di Kyoto in realtà fissa degli obiettivi quanto a diminuzione delle emissioni di CO2, ma in nessuna parte si dice a quanto “contenimento” delle temperature questo corrisponda, cosa che ci si aspetterebbe se fosse valida l’equazione proposta dalla signora Maggi. In realtà, gli stessi sostenitori del Protocollo di Kyoto hanno ammesso che gli effetti sul clima della sua applicazione sono pressoché nulli, circa 2 centesimi di grado (0,02 °C) da qui al 2050. Dovremmo dedurne che le migliaia di miliardi di dollari che vengono spesi per l’applicazione del Protocollo sarebbero meglio investiti per ridurre la vulnerabilità delle popolazioni più povere agli eventi atmosferici più gravi (che ci sono sempre stati e sempre ci saranno). La verità è che il vero obiettivo di Kyoto è politico ed economico, e allora sarebbe più serio che l’Osservatore Romano indagasse per spiegare ai suoi lettori chi lo vuole e soprattutto perché. Scoprirebbe così che la presunta emergenza climatica viene usata, tra l’altro, per impedire lo sviluppo dei Paesi poveri, negando loro l’accesso alle necessarie fonti energetiche (pensare che eolico e solare risolvano tutto è semplicemente ridicolo). Con questo articolo, posto in una posizione così impegnativa, anche l’Osservatore Romano si iscrive dunque d’ufficio al club dei profeti di sventura, coloro che un giorno sì e l’altro pure ci annunciano la prossima fine del mondo. La cosa grave è che il quotidiano della Santa Sede sposa in questo modo una ideologia che considera l’uomo “fonte di tutti i mali”, e ciò proprio mentre il Papa fa sentire sempre più forte il suo grido incessante a difesa della dignità dell’uomo. Lo stesso Benedetto XVI, in un discorso alla Pontificia Accademia della Scienza, all’inizio del novembre scorso aveva chiesto agli scienziati di “evitare previsioni inutilmente allarmanti quando esse non siano supportate da dati sufficienti o eccedano l’attuale capacità previsionale della scienza”. Per meglio chiarire: oggi la scienza non è assolutamente in grado di prevedere il clima dei prossimi 10,50, 100 anni. Chi lo fa, e guarda caso sempre in modo allarmista, fa propaganda e reca un grave danno alla scienza. Scoprire che a “tradire” l’appello del Papa sia proprio l’Osservatore Romano non è uno spettacolo edificante. Cordialmente Riccardo Cascioli presidente CESPAS |